Arcology e la città ideale di Paolo Soleri




#Architecture #EcoDesign

Uno dei temi più affrontati durante il corso della storia è certamente quello della città ideale.
Ebbe una grande diffusione nel Rinascimento poichè, naturalmente, anche l'insediamento urbano assunse un nuovo ruolo legato alla centralità dell'uomo. In generale, parliamo di città realizzate o semplicemente progettate che rispondano a precisi canoni scientifici, filosofici e razionali. 
Dalle città di fondazione della civiltà etrusca, sino alle rielaborazioni metafisiche di De Chirico,   passando per la Sforzinda di Filarete, numerosi artisti e architetti hanno detto (e disegnato) la propria sul concetto di insediamento urbano.

Probabilmente però pochi di noi conoscono la versione degli anni settanta dell'architetto italiano Paolo Soleri, laureato al Politecnico di Torino  ma allievo negli Stati Uniti del grande Frank Lloyd Wright. 
Successivamente alla costruzione della Fabbrica di ceramica Solimene a Vietri, la sua attività professionale si concentrò in Arizona. Dei suoi numerosi progetti pochi furono costruiti: Soleri è stato soprattutto un grande teorico e sostenitore di uno stile di vita green, basato sulle città compatte ben integrate nell'ambiente, in cui non c’è bisogno di spostarsi in macchina. 

Ed è proprio sul tema dell'ecologia, o meglio su quello dell' Arcology (architecure-ecology), che si concentrano  i suoi studi fino alla realizzazione del suo più grande progetto: la città di Arcosanti
Come luogo della sua sperimentazione ha scelto un vero e proprio deserto: la Spring Valley dell'Arizona, a cento chilometri da Phoenix. 
L'impronta della sua città ideale è quello di un enorme villaggio ecosostenibile, capace di ospitare quasi cinque mila persone con gli obiettivi di aumentare le interazioni umane massimizzando l’accesso alle risorse comuni, migliorare il rapporto tra costi e benefici delle infrastrutture, ridurre la produzione di rifiuti e minimizzare il consumo di energia, di materie prime e di territorio.

Fino ad ora solo il 5% del progetto è stato portato a termine: 14 edifici, tra cui alcune case, una fonderia, un centro musicale, qualche piscina e una serra. Gli abitanti della comunità, però, continuano a seguire gli insegnamenti del proprio guru costruendo gli edifici da lui pensati con estrema dedizione: in parte dipendono ancora da approvvigionamenti esterni, ma credono di poter arrivare presto a una completa autosufficienza nel rispetto dell’ambiente. 
Naturalmente tutto ciò non ha potuto far altro che attirare l'attenzione di numerosi turisti e studiosi, portando il numero di visitatori a 50 mila ogni anno.

Soleri ha lavorato e vissuto nella sua città fino alla morte avvenuta nel 2013.
Oggi Arcosanti, definita da alcuni "una megacity in stile Maya", ospita diverse attività come workshop di design, ecologia e festival musicali ma ancora non possiamo dire se questa città ideale resterà o meno solo un'utopia.


Per i più curiosi un piccolo documentario
https://www.youtube.com/watch?v=TEqPBZ-2Vz8


Valentina Solano