Piero Fornasetti ed il suo mondo metafisico

#Funchitecture 

Milano all'inizio del Novecento era la capitale della speranza: emigranti che sognavano una nuova vita, imprenditori che sognavano i loro nomi campeggiare sui tetti delle fabbriche, rivoluzionari che sognavano una nuova era ed artisti e designer che sognavano di cambiare per sempre il concetto di arti visive. In questo clima nasce Piero Fornasetti, che di sogni, di  nuovi mondi ed di nuove arti visive, ne sapeva qualcosa.
Tutti almeno una volta ci siamo imbattuti in una delle sue 350 versioni di volto di donna.




Oggetti surreali, volti umani, prospettive ingannevoli, trompe-l'oeil che ci catapultano in mondi paralleli. Come Alice nel paese delle meraviglie beviamo la pozione magica ed apriamo, una alla volta, le porte che ci conducono nel mondo di questo immaginifico designer.
Nasce nel 1913 in una famiglia agiata della borghesia milanese. Nonostante la disapprovazione del padre, decide di  iscriversi all'Accademia di Brera di Milano, all'epoca la più importante scuola d'arte italiana. Piero è un giovane eclettico ed anticonformista, con grande immaginazione ed un profondo bisogno, quasi fisiologico " di fare cose". Protesta vivamente contro il programma dell'accademia, in quanto non era previsto lo studio del nudo, tecnica di disegno che considera fondamentale per la sua formazione. Nel 1932 lascia l'accademia per diventare autodidatta, studiando da libri, litografie e schizzi.
Dopo un lungo viaggio formativo fra l'Italia e l'Africa, Piero è più carico che mai di idee ed ispirazioni. Grazie ad una serie di foulard di seta disegnati per la sartoria "Biki" ed esposti alla Triennale di Milano, attira l'attenzione di quello che sarà il suo amico e collega più prezioso: Giò Ponti. Quest'ultimo progettava gli arredi e Fornasetti li decorava con motivi architettonici, fra cui i famosi "trumeau d'architettura".



Il capolavoro degli anni '50 di Fornasetti è la Stanza Metafisica. Composta da 32 ante, ognuna alta 3 metri e ampia 50 centimetri, la Stanza è una paratia di legno modulare decorata con architetture immaginarie e paesaggi irreali, che per certi versi ricordano i disegni di Piranesi. Un provocatorio monumento alla Follia Pratica. Egli la descrisse così: "La Stanza Metafisica è stata concepita come un luogo di meditazione, dove una o più persone possano stare a raccogliere i loro pensieri... L'uomo moderno sta perdendo questa importante abitudine, che dovrebbe essere uno dei momenti fondamentali nella sua giornata".
La stanza metafisica venne venduta da Christie's per 68,500$.


Nel 1952, si imbatte in una bella ed enigmatica cantante della "belle epoque": Lina Cavalieri. D'annunzio le regalò una copia de "Il piacere" con una dedica : “La massima testimonianza di Venere in Terra”. “Tema e Variazioni” è il titolo della raccolta dei 350 piatti raffiguranti la diva nelle più svariate versioni, animale, ladra, principessa d'oriente, etc,etc. Quante a fondo si può sviscerare un tema? Una, nessuna e centomila Lina.
In collaborazione con alcuni amici fonda la Galleria dei Bibliofili dove espone le proprie creazioni e quelle di alcuni contemporanei, l'intento era fondare un alternativa all'Accademia di Brera, un luogo d'incontro per gli artisti outsider come lui.
Gli anni '80 sono anni bui, l'atelier Fornasetti sembra dimenticato e versa in una profonda crisi economica, ma lui ed il figlio Barnaba aprono un negozio a Londra, "Tema e Variazioni", riscuotendo un grande successo sia in Gran Bretagna sia in altri paesi esteri.
In questo universo grafico e surreale in cui sembra " riposta in ogni opera un messaggio, un piccolo racconto certe volte ironico, senza parole evidentemente, ma udibile da chi crede nella poesia“, vi sono dei temi ricorrenti, o meglio, come nel caso di Lina Cavalieri, delle versioni, quali: il sole, le carte da gioco, gli arlecchini e le mani .

Il sole
Fornasetti un agenda con 12 illustrazioni del sole, una per ogni mese, questo almanacco del sole, divenne il punto di partenza di una grande collezione.



Le carte da gioco
Le carte nelle rappresentazioni di Fornasetti sembrano mattoni che fondano città, città fragili che aspettano un vento dispettoso che le butti giù.



Arlecchino 
Come poteva Piero Fornasetti non amare una figura come Arlecchino, libero, fuori dagli schemi e colorato?




Le mani
I proprietari immaginari di queste mani, sembrano porcele per una lettura del palmo o per raccontarci la loro storia.


Come Alice, alla fine della storia, usciamo dal mondo delle meraviglie, ma di certo abbiamo imparato qualcosa in più sul sognare ed abbiamo una marzulliana domanda in testa: " Fornasetti sognava per vivere o viveva per sognare?" 

Cinzia Candela


Per i più curiosi alcuni link :

Per chi non ricordasse di Alice e della porta magica :