L’Arte Processuale di Richard Serra

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Arrotolare, sgualcire, piegare, accumulare, piegare, curvare, radere, strappare, scheggiare, fondere, tagliare, lasciar cadere..” Sono ottantatré i verbi che Richard Serra inserisce nella propria lista personale per far comprendere le azioni tipiche dell’Arte Processuale, e riferendosi alla scultura: “chiunque - spiega - può ricostruire il processo della sua esecuzione osservandone ciò che resta.”.

Siamo negli anni 70,  un decennio fortemente politicizzato dopo le rivoluzioni giovanili degli anni sessanta; tendenze artistiche come l’ Arte Concettuale, la Land Art, la Process Art e la Body Art sono già nate negli anni 60 e stanno cambiando il panorama artistico mondiale: è cambiato il concetto di pubblico dell'arte e di museo, cambia il ruolo dell’artista nella società, ma soprattutto cambia il concetto di opera d’arte come merce, idea contro la quale oppongono resistenza gli artisti che adesso si definiscono “art worker”, ossia con la dicitura più umile di lavoratori dell’arte.

Richard Serra nasce a San Francisco nel 1938, studia a Yale, ma la sua prima esposizione personale è a Roma, alla Galleria La Salita nel 1966, mentre espone per la prima volta in un museo nel 1970, al Pasadena Art Museum, in California. Universalmente conosciuto dalla critica internazionale come uno degli scultori e artisti contemporanei più importanti del panorama artistico mondiale, Richard Serra è uno dei più famosi esponenti della cosiddetta Arte Processuale.

Come nell’ Arte Concettuale, il focus è rappresentato dall’idea della materia stessa, ma, se nell’Arte Concettuale, così come nella Minimal Art, il processo creativo è determinato spesso dalla successione dell’oggetto e dalle ripetizioni (Sol Lewitt, On Kawara) per catturare ad esempio concetti invisibili come il tempo, o da un determinato ordine iniziale, nella Process Art il processo è determinato dalla materia stessa; le proprietà fisiche e meccaniche della materia scelta determineranno la posizione dell’opera, e non viceversa.
Le materie sono molteplici, ad esempio Serra utilizza la gomma, il cemento, ma soprattutto i metalli, il piombo, l’acciaio cor-ten. Altri artisti come Morris utilizzano il feltro, Eva Hesse il lattice, Lynda Benglis la cera, Joseph Beuys il grasso o il miele. La materia e le sue proprietà sono alla base anche dell’opera dell’ Arte Povera, tendenza coeva in quegli anni dell’Arte Processuale.

Nell’Arte Processuale lo spazio, più che il gesto, è determinante. Secondo Morris il primo a spostare l’attenzione sul processo in sé fu Jackson Pollock e la sua Action Painting (termine coniato da Rosemberg nel 1952), anche se tuttavia lo stesso Morris ritenne che la componente gestuale del dripping di Pollock fosse, in un certo qual modo, sopravvalutata; infatti nell’Arte Processuale il gesto perde importanza, l’atto in sé è secondario rispetto alla materia e all’opera che prende forma. Lo stesso Morris conierà per l’Arte Processuale il termine Antiform nel 1968.
Famose in tutto il mondo, le spirali di fogli d’acciaio corten, opere dal processo creativo a metà tra installazione e scultura, sono conservate nel Guggenheim Museum di Bilbao. In Italia opere di Serra sono presenti solo al MADRE di Napoli, e al Museo Carandente di Spoleto.


Isabella Mazzola

Snake, 1994-1997, Guggenheim Museum, Bilbao, Foto Guggnheim Museum 

The matter of time, 1999-2005, Guggenheim Museum, Bilbao, Foto Guggenheim Museum


Between the Torus and the Spheres, 2003-2005, Guggenheim Museum, Bilbao, Foto Guggenheim Museum

Giuditta e Oloferne, 2005, Museo Madre, Napoli, Foto di Amedeo Benestante


Naples, 2003, Piazza Plebiscito, Napoli, Foto di Vincenzo Ierro