Barbouni Restaurant: il mito del ristorante capace di respirare

#ArchiLounge
Nella zona di Messinia, a sud est della penisola del Peloponneso, nasce un “mitico” ristorante tra natura selvaggia, ninfe e Dei da compiacere senza sconti. Il mito narra di Anfitrite, la sposa di Poseidone che, frequentando volentieri la spiaggia di Costa Navarino iniziò a desiderare che in quell’angolo paradisiaco ci fosse una vera e propria struttura di ristoro presso cui rilassarsi tra una nuotata e l’altra.
La ninfa iniziò a cercare degli umani capaci di interpretare la sua idea e darle forma imbattendosi, ad un certo punto, nel K-Studio: un pool di architetti al quale Anfitrite chiese di costruire una terrazza sulla spiaggia per ospitare un ristorante vista mare che fosse anche un rifugio dal forte sole estivo e dal vento “Meltemi”. A sua volta, il manufatto doveva essere protetto dalle violente mareggiate invernali e la struttura in armonia con la natura del luogo, bioclimatica e collocata in modo da sfruttare al massimo le vedute d'orizzonte al tramonto.
Il gruppo di progettisti si mise subito all’opera per soddisfare le richieste della ninfa in modo che, nel 2011, si potesse inaugurare il Barbouni Restaurant con il favore degli Dei. 

 


E’ tra le pieghe dei miti che pregnano questi luoghi che prende forma questo ristorante “eco-chic” da un progetto olistico di totale armonia tra manufatto e sito, con lo scopo di creare un ambiente rilassante e raffinato per i suoi avventori.
La struttura si sviluppa approssimativamente su 300 mq ed è parte del Navarino Dunes Hotel presso Costa Navarino, in Grecia. Il Resort vanta acque turchesi, sabbia bianchissima e polverosa oltre ad un hotel a 5 stelle, campi da golf e centri benessere.
  





Per quanto riguarda il ristorante non è scontata, in questo caso, la scelta del legno come protagonista indiscusso del progetto: il materiale, oltre ad essere particolarmente duraturo e resistente, permette anche al manufatto di inserirsi in uno scenario dalla natura selvaggia senza risultare invadente e offrendo, anzi, originali soluzioni d’utilizzo anche nel rispetto alle condizioni imposte dalla natura del sito.
Il sole cocente di mezzogiorno, le temperature estive che sfiorano i 40 gradi e il famigerato vento "Meltemi", insieme alle violente mareggiate invernali, diventano parte integrante dell’edificio per i progettisti che, invece di provare a bloccarne gli effetti, qui trovano il modo di accoglierli abbracciandone le qualità, aggiungendoli alla palette di materiali e modulandoli a vantaggio del design.

 


Barbouni Restaurant si sviluppa su pesanti pilastri di legno (disposti secondo una griglia regolare) che hanno la funzione di supportare la piattaforma che ospita i tavoli elevandola rispetto al “piano-spiaggia”:  ciò permette all'oceano di infiltrarsi al di sotto del ristorante durante l'alta marea evitando che quest’ultima rechi danno alla struttura.
La “foresta” di pilastri è interrotta soltanto da un volume a forma di L destinato agli spazi di deposito, cucine e servizi che, inserendosi nella roccia che delimita l’arenile, crea un vero punto di contatto tra la natura preesistente e il ristorante stesso.
Il volume è ricoperto di lamelle verticali in legno e circondato da tronchi d’albero al naturale che assolvono la funzione di colonne, delimitando l’area più caratteristica del locale: la terrazza che ospita i tavoli affacciandosi sul mare.


Questo “salotto all’aperto” deve la sua particolarità al baldacchino da cui è sormontato che, composto da fogli di tessuto sospesi che ondeggiano tranquillamente dispiegati dal vento, permette all'aria di circolare e allo spazio di rimanere fresco.
Durante tutto il giorno, la luce solare filtra attraverso questi fogli seguendone il movimento: questo permette di illuminare e di ombreggiare lo spazio contemporaneamente.
Il soffitto animato ripropone un fluido paesaggio tridimensionale che fluttua assecondando la brezza: gli architetti hanno voluto permettere al vento di movimentare l’edificio esattamente come quest'ultimo muove la superficie del mare creando, di fatto, una connessione tra la costruzione, l’elemento aria e l’elemento acqua che caratterizzano il sito.
L’effetto che ne consegue è quello di donare al manufatto un ritmo vitale assimilabile ad un vero e proprio respiro per quest’architettura
multisensoriale che, anche grazie al legno e agli altri materiali sostenibili di cui si compone, è in totale armonia con l’ambiente circostante.
 

Tutte queste caratteristiche hanno permesso al Barbouni Restaurant di rientrare nella rosa di candidati per i “RESTAURANT & BAR DESIGN AWARDS 2012” nella categoria Miglior Ristorante d’Europa e di vantare una nomination per il “MIES VAN DER ROHE AWARD” del 2013.
E’ evidente che il Barbouni Restaurant sia stato progettato pensando alla componente esperienziale ovvero concentrandosi sulle emozioni che avrebbe dovuto provare un avventore godendosi un momento di relax al di sotto di un baldacchino così mutevole e vivace. Ciononostante e benché non fosse un obiettivo prefissato in fase progettuale, recentemente è arrivata anche la “fama social” per questo locale e per la sua copertura, in particolare.
La terrazza sulla spiaggia di Costa Navarino è diventata virale grazie a un video-post dell’ Instagrammer @Levanterman che ha catturato filmati ipnotici della copertura mentre questa fischiava e s’increspava al ritmo della brezza marina.
 

La popolarità sui social media parrebbe quindi un "incidente" di cui, però, il team di Costa Navarino è entusiasta: "Negli ultimi sette anni è stato documentato tramite social qualsiasi movimento o cambiamento del locale e si può vedere comodamente da casa come si sta evolvendo", commenta Dimitris Karampatakis, uno dei due partner di K-studio intervistato dalla CNN Travel. Gli fa eco Costanza Sbokou-Constantakopoulou, Senior Architect di TEMES (gli sviluppatori del progetto Costa Navarino) che aggiunge: "E’ abbastanza interessante come, in un certo senso, lo scatto o la Instagram story non siano davvero il congelamento di un momento fugace: sono piuttosto il racconto di un'esperienza duratura in evoluzione. La fama di Internet” incalza lei, “è una parte del viaggio del tetto ed è ciò che gli consente di assumere una qualità senza tempo”.

E noi lo sappiamo bene: il “design senza tempo” avrà sempre quel valore tale da meritare d’essere raccontato e diffuso, quali che siano o saranno i modi, i mezzi e le capacità che avremo a disposizione.