L'arte povera di Jannis Kounellis
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Alla scoperta di uno dei più eclettici artisti contemporanei del nostro secolo.
Nato in Grecia - al Pireo - nel 1936, a vent’anni si
trasferisce a Roma, dove prosegue gli studi all’Accademia delle Belle Arti; il
suo esordio, infatti, risale al 1960, quando espone la sua prima personale alla
galleria romana La Tartaruga. In
Italia prende forma il percorso creativo dell’artista greco che proprio a Roma
muoverà i primi passi in quelli che furono gli anni dell’informale materico di Alberto
Burri, dello spazialismo di Lucio Fontana, e delle avanguardie giunte
dall'oltreoceano ricco di fermenti artistici. Proprio l’aspetto materico delle
opere di Burri, l’utilizzo, ad esempio, dei sacchi, delle tele di iuta, e quella
concezione spaziale dell’opera propria del Movimento Spazialista - di artisti
come Fontana e Castellani fra i tanti - che vede l’opera d’arte travalicare i
confini della spazio bidimensionale - condizionano ed influenzano l’operato di
Kounellis che, sin dagli arbori, sembra essere alla ricerca disperata di un
nuovo codice linguistico per un’arte intrisa di valori collettivi. Sono di
questi anni gli Alfabeti, segni,
lettere e numeri a tempera su tela bianca, esposti nel 1960 alla Galleria Tartaruga di Roma.
L’emergenza comunicativa evocata
dagli Alfabeti si tramuterà pian
piano nel desiderio di bucare i confini leciti dell’opera d’arte tradizionale,
mettendo in scena installazioni e performance che coinvolgono totalmente lo
spettatore con un intento fortemente moralizzante. Cominciano così tutta una
serie di esposizioni che occupano fisicamente le sale dei musei e delle gallerie rendendo la scena un
quadro in movimento, vivente; ed è questo il caso dei Cavalli, opera esposta per la prima volta alla Galleria l’Attico di Roma nel 1969, nella quale animali vivi, e in
questo caso 12 cavalli, erano legati con una catena alla parete espositiva come
quadri. Il cavallo, simbolo antico, è l’emblema attraverso il quale Kounellis
vuole rievocare i valori storici perduti propri di quella classicità che è
parte della sua matrice culturale. Un’opera, quindi, di denuncia che annulla
totalmente e definitivamente il confine tra realtà e rappresentazione, poiché
vi è solo l’oggetto che non può far altro che rappresentare sé stesso. Il
famoso critico d’arte Germano Celant conia nel 1967, per Kounellis ed altri
artisti – vedi Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Mario Merz, Michelangelo
Pistoletto fra i tanti – il termine di Arte povera, corrente artistica
caratterizzata prevalentemente dall'utilizzo di materie povere come il legno,
la terra, la carta, gli stracci, l’acqua, le pietre, assieme ad attrezzi ed
oggetti banali quali riflesso della società contemporanea, e quindi neon,
motori, binari, operando in modo che al centro dell’opera d’arte non ci sia più
la costruzione in sé ma l’uomo. La produzione artistica di Kounellis dopo il 1970 è
una rapida ascesa verso la disillusione dell’artista nei confronti della
società dei consumi che non dà spazio all’arte di esprimersi al di fuori di
certe logiche di mercato. Sono di questo periodo le installazioni del 1989 di
Barcellona, e quelle in Piazza Plebiscito a Napoli del 1995, dove monta bombole
a gas con tubi a cannella su di un grande tabellone metallico e appesi alle
volte del porticato della Chiesa di San Francesco di Paola insieme a frammenti
di barche, mobili di antiquariato ricreano un’atmosfera surreale. Sempre
nella città partenopea Kounellis collabora insieme ad altri importanti artisti
contemporanei nel progetto de le Stazioni
dell’arte della Metropolitana di Napoli con l’installazione di lamiere,
simili a frammenti di binari, che fissano al muro vestiti, scarpe e giocattoli
rievocando il tema del viaggio come condizione umana.
Ad oggi Kounellis vanta numerose
opere esposte nei più grandi spazi espositivi di arte contemporanea del mondo,
ed una produzione artistica eclettica ma allo stesso tempo densa di spunti
etici che lo rendono, di norma, uno degli artisti contemporanei più
interessanti del panorama artistico attuale.
Isabella Mazzola
Senza titolo, 2001, Metropolitana di Napoli, stazione P.zza Dante, Napoli |