Pinuccio Sciola: l'uomo che faceva sussurrare le pietre

#Funchitecture

“Hai un cuore di pietra", si dice solitamente per denigrare chi si comporta da persona dura, insensibile o priva di umanità. Pinuccio Sciola ci ha dimostrato che questo modo di dire è obsoleto: le pietre non solo sono sensibili, ma tagliate e sfiorate nel modo giusto producono melodie meravigliose, ancestrali e raffinatissime.
Secondo questo geniale scultore sardo, che purtroppo ci ha lasciato a maggio, la pietra ha un anima, una memoria  ed elasticità e scopriamo queste doti nel momento il cui la incidiamo parallelamente, ed ecco che le pietre ci cantano la loro storia come bardi vecchi milioni di anni.
Le pietre calcaree, che geologicamente altro non sono che acqua fossilizzata, emettono suoni liquidi, facendoci sentire come immersi nelle profondità marine. I basalti, dai suoni cupi e grevi, ci raccontano di un vulcano arrabbiato placato dall’acqua. “Questi non sono i miei suoni, ma i suoni della materia”, così precisava  Sciola, quando qualcuno gli chiedeva da dove tirava fuori questi suoni.
Sarà che la Sardegna è l’isola della pietra, degli sciamani e dei musicisti, sarà che noi, la terra e le pietre vibriamo alla frequenza di  12 Hertz, fatto sta che nel 1996 Sciola, sperimentando nuove tecniche d’incisione, diede vita e voce alle prime “Pietre sonore”. Esposte per la prima volta nel 1997 a Berchidda, conquistarono Barcellona, L'Havana, Shangai, Berlino, Città del Messico, Budapest e Stoccarda.


 Nel 2003 l’architetto Renzo Piano scelse una sua gigantesca pietra sonora per la Città della Musica a Roma.


Le sue pietre sonore furono la base per la progettazione dei  "divani di pietra".


Con "la città sonora", ci fa riflettere su quanto siamo lontani dalla natura e su quanto le nostre orecchie ed il nostro cervello siano martorizzati  dall'inquinamento acustico. Ma chissà forse se abbassassimo almeno di un tono il mondo, riusciremmo a vibrare ancora come la terra, come la pietra.


Nato nel 1942 da genitori contadini a San Sperate, viaggiò e lavoro in tutto il mondo, ma portando sempre nel cuore il suo paese. San Sperate fu invaso dai colori di 200 murales dopo che Sciola fece l’esperienza del “Maggio Francese”, come egli stesso scrisse : “Ritornato da Parigi, mi rendevo conto che si stava creando un divario culturale con gli amici di sempre, così decisi di dipingere le case con la calce bianca, poi la creatività degli artisti fece il resto”.


Proprio qui possiamo trovare  la sua casa museo, annunciata dal profumo d’arancio ed  immersa nel verde del suo giardino sonoro, in cui possiamo conoscere da vicino le sue sculture ed alcune di queste è possibile persino suonarle.

Sciola ci ha insegnato a guardare oltre ciò che è ordinario e scontato, ci ha insegnato una nuova lingua, ci ha riportato così indietro che di più non si può. 

 Cinzia Candela


Per ascoltare le pietre che suonano

Per visitare il giardino sonoro: