Addio a Germano Celant, padre dell'Arte Povera

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Chi era Germano Celant, il noto critico e curatore d'arte, scomparso a Milano per Coronavirus, che coniò la celeberrima definizione di "Arte Povera"?

Si è spento a 80 anni, Germano Celant, a causa delle conseguenze del Covid-19, virus che aveva contratto recentemente, durante un viaggio di lavoro negli Stati Uniti. Ci lascia una delle figure più emblematiche e note dell’arte contemporanea dell’ultimo secolo, colui che nel 1967 , diede il via  all’ esperienza artistica dell’Arte Povera in Italia.

Nato a Genova nel 1940, da padre impiegato e madre casalinga, Germano Celant frequentò lo stesso liceo di Fabrizio de Andrè, e da giovanissimo iniziò a prendere parte del vivace ambiente culturale genovese. Famosi furono i suoi rapporti con i cantautori Gino Paoli e Luigi Tenco. 

Già dalla metà degli anni ’60, iniziò a scrivere per alcune riviste di cultura, poi, nel 1967, con la leggendaria mostra alla Galleria La Bertesca di Genova dal titolo “Arte Povera- Im Spazio” riconobbe in un nutrito gruppo di artisti italiani, tra cui Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Pino Pascali ed Emilio Prini, il sempre più ricorrente rifiuto dell’utilizzo di tecniche  e materiali tradizionali, e l’attacco a quella società dei consumi generatasi dopo il boom economico degli anni ’50, che sfociarono nel movimento artistico dell’Arte  Povera.


Senza titolo - Jannis Kounellis (1961)
Sacchi di iuta con carbone, metallo


La consacrazione di quel movimento però, e di Celant come critico e curatore, avvenne con la mostra “Arte Povera più azioni povere”, nel 1968, la prima rassegna internazionale, agli Arsenali di Amalfi, organizzata da Marcello Rumma, a cui parteciparono tra i tanti Giovanni AnselmoAlighiero BoettiLuciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa MerzGiulio PaoliniPino PascaliMichelangelo Pistoletto.

Senza titolo - Giovanni Anselmo (1968)
Granito, lattuga, corda.
"Object cache- toi" Mario Merz 1968
Struttura in tubolare di metallo, rete metallica, sacchetti di terra, scritta al neon
Negli anni 80 inizia a collaborare con il Guggenheim Museum di New York, di cui diviene senior curator. Si fa promotore dell’arte  italiana nel mondo allestendo mostre storiche come quelle al Centre Pompidou di Parigi nel 1981, a Londra nel 1989  e nella stessa New York con la mostra "Italian Methamorphosis 1943-1968"Diviene nel 1997 direttore della 47° edizione della Biennale di Venezia; per poi divenire negli ultimi anni di vita direttore della Fondazione Prada di Milano e curatore della Fondazione Vedova di Venezia.

"La Venere degli stracci" - Michelangelo Pistoletto (1967-1970)
Cemento ricoperto di mica, stracci
L’arte povera fu un movimento “militante”, così come la definì lo stesso Celant “istruzione per una guerriglia” nel 1967, un movimento di artisti che rendesse l’arte libera da compromessi, che fosse fatta con gli stessi materiali poveri con cui è fatta la vita, carta, stracci, terra, acqua, pietra, ma anche metalli, oggetti di vita quotidiana. Per Celant gli artisti poveristi cercavano di combattere un mondo di convenzioni e abitudini che appartenevano al passato e dovevano essere sovvertiti. Un mondo legato imprescindibilmente a quell’Impero americano fatto di un lusso per pochi, una società dei consumi a cui l’Arte Povera volta le spalle, poiché si nutre di altro, di materia primordiale, di energia, di qualcosa che non può essere consumato in maniera vorace.

Germano Celant non voleva essere definito l’inventore dell’Arte Povera, il suo era un carattere schivo, diffidente; ma è stato più che un critico d’arte, è stato un teorico, e colui che ha portato l’arte italiana nel mondo ad essere di più di quello che già si conosceva, in un periodo in cui i dibattiti politici interni laceravano il nostro paese; un uomo che ha lasciato un contributo fondamentale nella storia della critica moderna e nella storia dell’arte contemporanea.

Germano Celant (1940-2020)
Isabella Mazzola