5 domande all'architetto-illustratrice Marie M. Benaboud



#IllustrationLovers #BGD 

Dall'architettura all'illustrazione

Marie M. Benaboud ha origini miste, per la precisione marocchine, svizzere e belghe, ma attualmente vive e lavora a Berlino come architetto. L'abbiamo incontrata all'Urban Spree , al raduno artistico di illustratori e creativi di ogni genere, e ne abbiamo approfondito la conoscenza.

Laureata nel 2016 in architettura al Swiss Federal Institute of Technology a Losanna, decide di trasferirsi nella capitale tedesca dove lavora intensamente al suo primo progetto artistico: Blackout Citiesuna serie di illustrazioni disegnate a mano che rappresentano visioni urbane. Nascono da uno studio fotografico preliminare seguito da un'interpretazione grafica dell'immagine, e si possono considerare disegni di studio che evolveranno nel tempo e con la pratica. La prima serie è formata da 15 disegni sulla città di Berlino. 

Com'è iniziata la tua esperienza da illustratrice e come sei finita al Berlin Graphic Days?

Sono un architetto e ho sempre fotografato tanto. Una volta trasferita a Berlino, mi sono messa alla ricerca di un'estetica che non poteva essere raggiunta con la fotografia e che potesse essere ancora più rappresentativa della città. Ho scoperto che la fotografia mi aiuta nell'aspetto geometrico, mentre l'illustrazione mi ha consentito di dare un'atmosfera ai miei disegni. Posso dire che combino la sensibilità architettonica con la precisione della fotografia e la composizione dell'illustrazione.
Dopo aver lavorato su 10 immagini, ho iniziato a vendere una collezione di questi disegni, raccolti in un libro, in giro per Berlino. Mi sono resa conto che sarebbe stato meglio avere a disposizione uno spazio per mostrare stampe diverse per tecniche, dimensioni, colori, e così ho contattato Berlin Graphic Days.


L'uso eccessivo del nero e la forte composizione geometrica così come l'assenza della presenza umana caratterizza i tuoi lavori. Quanto la realtà urbana influenza i tuoi lavori?

L'architettura influenza tantissimo i miei lavori e probabilmente conosco più cose degli edifici che delle persone che vivono qui. Tuttavia credo che ogni individuo, inconsciamente, porti con se un'enorme serie di immagini dello spazio dove vivono. Anche se i miei lavori non rappresentano esseri umani, trovo che parlino a tutti.


Le tue illustrazioni riescono a combinare architettura, fotografia e illustrazione generando un'unica visione di scenari urbani pur mantenendo una linea essenziale. A cosa ti ispiri e quali sono i tuoi riferimenti? 

Sono affascinata dalle composizioni grafiche nette, con diagonali chiare e un grande uso del nero, come nell'avanguardia russa dell'inizio dello scorso secolo. Sono anche una fan dell'estetica e del minimalismo portato avanti dal movimento Bauhaus, quindi certamente per me sono due importanti fonti e riferimenti. Il mio background di architetto mi ha insegnato la precisione e il rigore. Una linea può essere diagonale, verticale o orizzontale, ma mai "leggermente" diagonale o verticale. Ecco perchè uso la fotografia come base e l'illustrazione per correggere quel che la fotografia non può.



Per essere una novellina nel mondo dell'illustrazione, sembra che te la stai cavando discretamente. Di cosa vai fiera in particolare?

I miei traguardi, fino a ora, sono tutti collegati al design architettonico e solo da poco ho iniziato a occuparmi di illustrazione. Partecipare a un evento come Berlin Graphic Days e poter scambiare idee con altri illustratori che sono nel campo da così tanto tempo, vendere insieme a loro, ricevere tanti feedback positivi è già un discreto successo per il mio primo progetto!


Quali sono i tuoi progetti creativi futuri? 


La mia nuova passione è la stampa serigrafica, su carta e tessile. I passi, eseguiti attentamente, e l'importanza dei dettagli durante la procedura di stampa mi ha affascinato sin dall'inizio. E' importante non costruire dei muri di confine invalicabili tra le discipline, soprattutto tra quelle creative. Non mi sorprenderei  se per un altro progetto dovessi scegliere di usare la scultura o, magari, la pittura!


Intervista di Valentina Solano