Yes is more: l'architettura del cambiamento a fumetti

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L’architettura, già da molti decenni, vive una sorta di crisi d’identità su cui sono stati scritti “fiumi di parole”, ma la cartina di tornasole che rende evidente la situazione è il pensiero confuso dei non addetti ai lavori, che spesso si chiedono quale sia il ruolo dell’architetto oggi. Una domanda posta di frequente a questa figura professionale è: "ma sei un architetto d’interni?” 
Come se l’architettura fosse composta da compartimenti stagni e non un processo olistico.
In questo momento storico, che ci costringere a rivedere e ricalcolare praticamente tutta la nostra vita, è il caso di andare a riprendere il libro “Yes is more. Un archifumetto sull'evoluzione dell'architettura” dello studio di architettura danese BIG, fondato da Bjarke Ingels, giugno 2011, Taschen.
Questo testo, unico nel suo genere, nasce come catalogo di una mostra tenutasi nel 2009 a Copenaghen, ma si trasforma in un fumetto\manifesto il cui scopo è illustrare il lavoro e la filosofia dello studio BIG. Perciò partendo dalla famosa massima di Mies van der Rohe “Lessi s more”, passando per Barack Obama, “Yes we can” arriviamo a capire perché “Yes is more”.

Ma ogni fumetto ha un protagonista\eroe, in questo caso è la figura scontornata di Bjarke Ingels che ci accompagna in questo viaggio di oltre trenta progetti. Ingels si definisce uno “Yes man”, che dice sì al pensiero laterale ed al conciliare principi ed esigenze apparentemente inconciliabili. Ma la lezione utile, in questo momento, è che è un testo adatto a tutti, che riesce a spiegare in maniera originale, ma semplice tutti gli step, gli attori e le esigenze che compongono un progetto di architettura.

Così nelle strisce a fumetti troviamo, disegni, simboli, concept, processi mentali graficizzati e persino gli omini della lego, che rendono chiara la complessità del sistema progetto, che per BIG è simbiosi programmatica. Concetto che possiamo riassumere nella sua massima: “la tua idea riuscirà a sopravvivere solo se sarai capace di circumnavigare il conflitto o di inglobare i molti interessi in gioco”. In pratica una visione darwiniana dell’architettura. Mai come oggi, dobbiamo pensare a noi stessi in termini di evoluzione, più che rivoluzione, perché il cambiamento è già arrivato.


Cinzia Candela

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